V. 18 N. II (2025)
Scrittura / Lettura / Ascolto

Giuliano Scabia, la scrittura come religione

Angela Borghesi
Università degli Studi di Milano Bicocca, Italia

Pubblicato 2025-12-24

Come citare

Borghesi, A. (2025). Giuliano Scabia, la scrittura come religione. L’ospite Ingrato, 18(II), 129–138. https://doi.org/10.36253/oi-19476

Abstract

L’opera di Giuliano Scabia è pervasa da un’intima religiosità che si manifesta in più modi e dimensioni. Nel rapporto dell’autore con la scrittura, vissuta come una pratica quotidiana, «più importante che la preghiera per un monaco»; nell’idea del teatro come festa, come sacra rappresentazione, tesa a coinvolge un’intera comunità (o a trasformare in comunità chi partecipa all’evento drammaturgico); nelle sparse discussioni di sapore teologico fra i suoi personaggi; nella prassi non solo scherzosa di distribuire «santini», non a caso inaugurata con Il diavolo e il suo angelo; nella lunga amicizia con il frate dedicatario del Canto del monaco Silvano; nella composizione delle «operine», edite ogni anno con liturgica regolarità. Spiritualità e coscienza politica convergono nella tendenza a fare della propria opera un complesso organico, che abbraccia teatro, narrativa, riflessione, poesia.